sabato 24 ottobre 2009

Comunicazione al lettore

L'autore di questo blog è tornato a scrivere su CG-CAD.

(per conto dell'Autore)

venerdì 23 ottobre 2009

Mattino di primavera


Come se fosse tutto un sogno incantato portato via dal mattino...

Alieni a Firenze (Contact)

Retro di una strada secondaria di periferia. A spasso con il cane. In lontananza vedo un uomo che sfrega in terra la suola di una scarpa, con insistenza. Mi avvicino e mi preparo mentalmente a una rissa verbale. Ma quando sono vicino mi avvedo e vedo che sta sbriciolando con il piede una fetta di pane secco per gli uccelli.
E' uno straniero, forse dell'Est. Mi guarda e ci sorridiamo, di un sorriso timido e lieve.

martedì 20 ottobre 2009

Alieni a Firenze (Ghetto e astronavi)

Una riflessione, che mi riprometto di sviluppare nei prossimi post, una riflessione su una connessione che ho scoperto qualche mese fa, fra il modello architettonico del Ghetto e il tema dell’Astronave-Città-Mondo (la connessione non si può sviluppare c'è o non c'è, per me c'è).

L'autore del blog CG-CAD aveva iniziato con queste parole un post intitolato Una connessione.
Poi tutto è drammaticamente precipitato, il blog CG-CAD si è chiuso due giorni fa, e la promessa di sviluppare la riflessione non è stata mantenuta.
Caso vuole che l'autore di questo blog era anche l'autore del blog CG-CAD, e forte di questa straordinaria coincidenza, può riprendere le fila del discorso, con un primo tentativo di spiegazione, di chiarimento, ovvero una prima riflessione sulla connessione Ghetto-Astronave, citando una affermazione di Stendhal:

Firenze, pavimentata a grandi blocchi di pietra bianca di forma irregolare, è di una pulizia rara; nelle sue vie si respira non so quale straordinario profumo. Se si fa eccezione di qualche borgo olandese, Firenze è forse la città più pulita dell'universo.

Attenzione, Stendhal non scrive che Firenze è la città più pulita d’Europa, ma è la più pulita dell’intero universo. Se qualche lettore ha letto l’affermazione di Stendhal in chiave psicosomatica, non mi potrà seguire nella lettura di questo post, che continua, infatti, con una affermazione ancora più radicale, 'sta volta di Dante, e cioè che la sua Commedia, ma generalizzando qualsiasi opera umana (anche l'affermazione su citata e buttata là da Stendhal mentre disteso in terra aspettava l'arrivo della Misericordia) può essere letta e interpretata in almeno quattro modi: letterale, allegorico, morale e anagogico. Come puoi generalizzare? mi chiederà il lettore astioso ma, per esempio, se uno la mattina preparandosi il caffè ascolta Letter To Lucille di Tom Jones fischiettando allegro è perché non sa l'inglese? ché a leggere la traduzione c'è da piangere, quasi come il capitano Kirk sulla sorte dell'alieno con il muschio addosso, o perché, comunque, la canzone ci consente questa libertà semantica. Insomma, stop; chiamo a testimone Dante, e la sua lettera a Cangrande:

[7]. Per chiarire quanto stiamo per dire, occorre sapere che non è uno solo il senso di quest'opera: anzi, essa può essere definita polisensa, ossia dotata di più significati. Infatti, il primo significato è quello ricavato da una lettura alla lettera; un altro è prodotto da una lettura che va al significato profondo. Il primo si definisce significato letterale, il secondo, di tipo allegorico, morale oppure anagogico. E tale modo di procedere, perché risulti più chiaro, può essere analizzato da questi versi: "Durante l'esodo di Israele dall'Egitto, la casa di Giacobbe si staccò da un popolo straniero, la Giudea divenne un santuario e Israele il suo dominio". Se osserviamo solamente il significato letterale, questi versi appaiono riferiti alll'esodo del popolo di Israele dall'Egitto, al tempo di Mosè; ma se osserviamo il significato allegorico, il significato si sposta sulla nostra redenzione ad opera di Cristo. Se guardiamo al senso morale, cogliamo la conversione dell'anima dal lutto miserabile del peccato alla Grazia; il senso anagogico indica, infine, la liberazione dell'anima santa dalla servitù di questa corruzione terrena, verso la libertà della gloria eterna. E benchè questi significati mistici siano chiamati con denominazioni diverse, in generale tutti possono essere chiamati allegorici, perché sono traslati dal senso letterale o narrativo. Infatti allegoria viene ricavata dal greco alleon che, in latino, si pronuncia alienum, vale a dire diverso.

Quindi Stendhal ragionava come un alieno, probabilmente era un alieno. Ma questo che c'entra con la connessione Ghetto-Astronave? Nulla; però anche gli ebrei in quanto separati e isolati nel Ghetto erano alieni, indi il Ghetto di Firenze era una astronave.
CVD

domenica 18 ottobre 2009

Commento a un commento ai PS (n.2)

Capitolo primo dei PS, ultima nota di ac.

[…] Giunto sulla soglia (49) si voltò indietro verso Perpetua, mise il dito sulla bocca, disse, con tono lento e solenne: “per amor del cielo!” e disparve. […]

(49) Fa sorridere, ma fa anche un po’ compassione. Accade a tutti qualche volta nella vita di sentirci un po’ don Abbondio, il quale perciò in generale non ci parrà repugnante, anzi non di rado finiremo per compatirlo pensando “Chi è senza peccato…”.

E con questo ecumenico commento ac dichiara implicitamente di non aver capito un'acca dei PS, cioè che tutta la storia (anche tacendo del titolo) ruota tutta lì, dalla pavida decisione del parroco di non celebrare il matrimonio tra Renzo e Lucia, e perché poi? Per far vincere una scommessa al bavoso signorotto locale, di fatto una me*** (non il signorotto, il parroco). E, di fatto, ac dà di me*** a ogni lettore dei PS commentati da lui. Vorrei chiarire il pensiero dichiarando esplicitamente che don Abbondio non è Paperino. E a supporto reco a testimonianza la seguente citazione:

Paperino è prima di tutto un lazzarone, per cui il lavoro è la più triste condanna. Paperino è di una presunzione addirittura grottesca, a sentir lui nessuno lo supera in bravura, intelligenza, coraggio, vigore fisico. Paperino è sempre pronto all’inganno e al raggiro, pur di sistemarsi in qualche modo. Paperino, così baldanzoso in ogni vigilia, al momento buono è la pavidità, la fifa personificata. I suoi vizi insomma sono tra i più miserabili e meschini. Come si spiega che ottiene la nostra indulgenza? Il motivo, secondo me, è molto semplice. Anche se ciascuno di noi è più laborioso di Paperino, più onesto, leale, coraggioso, ciononostante vede instintivamente in lui un fratello minore, un fratello, se si vuole, più disgraziato. (*).

Ora, tutto si può dire di un parroco ma non che sia il fratello disgraziato della parrocchia, il poverello a cui è dedicata la cassetta delle elemosine della settimana. Don Abbondio rappresenta un'autorità forse superiore a quella esercitata da un signorotto locale, eppure si piega a un dio minore, io lo trovo ripugnante. (Tra parentesi non dimentichiamo che il vero Paperino, quello di Carl Barks, è in grado di fare mille lavori in modo geniale, ed è così altruista da mantenere 3 (tre) nipotini incendiari).


(*) Dino Buzzati, Prefazione a "Vita e dollari di Paperon de' Paperoni" (Oscar Mondadori, 1968)

Commento a un commento ai Promessi Sposi (n.1)

Con questo post inizio una serie di post dedicati al commento di una serie di note poste a commento a una vecchia edizione dei Promessi Sposi (PS). Il libro, comprato nel lontano 1997 è una ristampa di una vecchia edizione, commentata quasi virgola per virgola da un petulante e anonimo commentatore, probabilmente vivente e operante nella prima metà del secolo scorso.
Come dire, un modo come un altro per (a) esercitare la vista: i caratteri che compongono le note di commento sono assai minuti; (b) rileggere i PS; (c) capire perché professori di scuola superiore invitano alla compera di PS che costano una sassata perché contengono almeno 10.000 note.

Piccola legenda alla lettura dei post:
[…] testo dei PS […]
(x) commento dell’anonimo commentatore

Da dove si comincia? Ovvio, dalla seconda nota.

[...] il resto, campi e vigne, sparse di terre, (2) di ville, di casali; [...]
(2) cioè di paesi: forse più chiaro sarebbe sparsi, perché si riferisce anche a campi.

Ora, Manzoni scrive in italiano, anzi in toscano, forse in fiorentino, infatti, Renzo che vive da qualche parte nei pressi del lago di Como ciarla liberamente con mezzo mondo, e con genti di città e con genti di campagna e tutte le terre porgono orecchio e, soprattutto, lo capiscono, anche gli asini e i maiali lo capiscono (e viceversa), e se farfuglia fra i denti una frase con i puntini di sospensione l'oste della malora fa subito sì con la testa, e non solo ma Renzo chiama tutti buoni figliuoli; un po’ come succede in Star Trek (dove anche l'alieno di forma e sostanza di un sasso con il muschio sopra è un bravo figliuolo, infatti, comunica con Spock e prima o poi farà piangere il Capitano per qualcosa o per qualcuno o per qualcosa che ha perso qualcuno da qualche parte, benedetti 'sti alieni), però Manzoni era nato a Milano, mentre dell’anonimo commentatore (strutturalmente parlando scriverò ac d’ora in poi) che incombe, narcisticamente parlando, sul povero Manzoni come un pipistrello spelacchiato priapescamente ossessionato dalla grammatica, non conosciamo né la data né il luogo di nascita. Noi avanziamo una peregrina teoria, e che dietro ac ci fosse il nostro buon figliuolo Renzo? Sempre così refrattario a declinare indirizzo e mostrare carta d'identità e codice fiscale a birri e ai preti, a parte al povero don Abbondio, che però avrebbe fatto volentieri a meno di conoscerlo; ma questa è un'altra storia.
Eccolo Renzo, una volta accompagnato all'uscio di scuola da uno stuolo di professori in lacrime, con il suo bravo diploma di scuola superiore sotto braccio, eccolo nel vasto mondo libero di far - o come direbbe nei panni di ac - fare le bucce al Manzoni.

Il nostro comune amico Charly

Qualche sera fa, mentre portavo a spasso il cane, ho fatto notare a un tizio che stava parcheggiando un’auto rossa sulle strisce pedonali che quello non era il posto giusto per lasciare l’auto in sosta, e il tizio, emulo di Guicciardini, dice, Per lei è un problema?
L'insegnamento notturno di filosofia del particulare e il successivo mio ripensare a una riflessione scritta in un post di un altro mio blog, e che avrebbe voluto essere buffa, insomma una facezia, cioè una battuta, ma che dico una battuta, una battutina-ina-ina, ma proprio a livello di scuola non dirò elementere, ché certi bambini d’oggi sono alti (quasi) come Brunetta e svegli e ganzi come il Magico Silvio, ma proprio a livello di scuola rudimentale, ammesso e non concesso che esista una simile scuola in Italia, mi hanno fatto scoprire, insomma, una connessione. E qui riporto la riflessione (per i lettori giustamente pigri):

Zichichi ha scritto che l'evoluzione biologica non è scienza galileiana, ché ad essa mancano i due pilastri che hanno permesso la grande svolta del millesei: riproducibilità e rigore.
E' vero, Darwin guida ancora una vecchia 500 (l'ho visto ieri che svoltolava in Via Circondaria).


La parte faceta della riflessione è, ovviamente, contenuta nella seconda frase, che ho messo a commento alla parte seria della riflessione, e questa da attribuire al fisico Antonino Zichichi.
OK, e fin qui ci siamo, ma come si chiamava di nome Darwin? Non c’è bisogno di chiederlo a Google perché tutti sanno, e quindi anch’io, che Darwin di nome faceva Charles. E con ciò sono già quasi alla meta e oltre la metà di questo post: urge mostrare la prima immagine esplicativa (presa come le altre due dal film Duel di Steven Spielberg):



Chi ha visto il film, e se lo ricorda bene, sa che del misterioso camionista (che prima non da strada e poi insegue su e giù per le colline di mezza America un conducente, coi baffi e gli occhiali da miope, di un’automobile rossa fiammante) si vedono solo un paio di stivali di pelle e una mano.
Ecco l’immagine dove si vede la mano sinistra del camionista invitare l’automobilista coi baffi e occhiali da miope a superare senza indugio e timore ché la strada è tutta libera.


Ed ecco l’ultima immagine con l'azzardato sorpasso (e con ciò mi avvio velocemente alla conclusione del post). Notare il sottotitolo in inglese con il commento dell’automobilista al modo di guidare ondivago e flemmatico del camionista.
Il mistero, come direbbe Ellery Queen, è risolto. Per il lettore che ha ancora qualche dubbio sull’identità del camionista, si può procedere con il metodo deduttivo.


Chi è Charlie? Charlie Brown? No, troppo piccolo per avere già la patente per guidare il camion.
Charlie Chaplin? No, troppo vecchio per guidare il camion. Charly lo scimpanzee dello Zoo di Berlino? Suvvia, certo è possibile, ma mi pare assai poco probabile. Insomma, escludendo mentalmente, con similari argomentazioni, mille altri Charlie non resta che concludere che il camionista è Lui, il Magico S... no :) Ovvio che è Charles Darwin, che vispo come un bradipo addormentato sopra un pero fece passare più di vent’anni in studi e in prove prima di pubblicare l’Origine delle Specie. Ma perché Charles Darwin ce l’ha con l’automobilista coi baffi e gli occhiali da miope?
Come una ciliegia tira l’altra così nella Scienza delle Deduzioni e delle Connessioni una felice risposta a una domanda genera sempre una nuova e infelice domanda, finora senza risposta.